Praga. Fra realtà e leggenda
Può capitare, passeggiando per le vie di Praga, di imbattervi in uno degli strani e enigmatici monumenti di cui la città è costellata e, fermandovi, di voler capire la ragione di quella improvvisa inquietudine che rapida come la notte vi cala dall’alto senza tralasciare nessuna delle vostre fibre. Può succedere che prendiate la decisione di farvi aiutare da un passante e di chiedere a lui di rispondere ai vostri perché e raccontarvi qualcosa di quell’edificio e della data scolpita sul suo portale. Se non vi chiamate Guillaume Apollinaire e magari siete anche deboli di cuore non fatelo mai, potreste sentire quel passante borbottare nella vostra lingua e con tutta naturalezza: “1721. Dov’ero?… Il 21 giugno 1721 giunsi alle porte di Monaco». Quel passante che pensate di aver incontrato per caso, infatti, è molto facile che vi si riveli come Isaac Lakedem, l’Ebreo Errante, la figura più controversa e misteriosa del Medioevo cristiano. La sua storia sembra fatta apposta per questa città. Si dice che mentre Gesù saliva il Golgota oppresso dal peso della croce si sia fermato un attimo per riprendere fiato. Il corteo dei condannati era scortato da un drappello di soldati e nessuno poteva attraversare la strada prima che fosse passato. Un commerciante ebreo (c’è chi sostiene invece che fosse un ciabattino, chi un guardiano del palazzo di Pilato, chi ancora un centurione della scorta) aveva però molta fretta e se la prese col Cristo, ritenendolo responsabile del suo ritardo. Lo colpì sulla schiena e gli ringhiò contro di sbrigarsi, di camminare più spedito. Si racconta che Gesù dopo averlo guardato negli occhi per un po’ gli disse serio: “Io vado, ma tu aspetterai che io torni”. Da allora l’uomo è costretto a camminare sempre, a non fermarsi mai, a attraversare le epoche secolo dopo secolo fino a che non si manifesteranno i segni che annunciano il ritorno del Figlio di Dio. Di storie così a Praga ce ne sono da riempire una biblioteca. E non è difficile capirlo. Il suo periodo di massimo splendore, dopo quello di Carlo IV, il padre della patria, risale al regno di Rodolfo II, alla fine del ’500. Alla sua corte Rodolfo fece affluire occultisti, astrologi, maghi, alchimisti ma anche matematici e scienziati; Praga era allora la città più esoterica d’Europa e non si parlava d’altro che di Pietra Filosofale, della possibilità di ricavare oro da composti di zolfo e mercurio, di Golem, di elisir di lunga vita, di demoni e strani riti. Per certi versi la sua corte somigliava a quella di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero, e chi ha visitato a Napoli la sua cappella non può non ricordare con un brivido gli esperimenti sulla circolazione sanguigna o la statua del Cristo Velato. I testi più letti alla corte di Rodolfo erano quelli di Ermete Trismegisto, ma c’è anche da dire che nel castello sulla collina Hradcany non era difficile incontrare Tycho Brahe, Giovanni Keplero e Arcimboldo, E visto che Praga è, con Torino e Lione, la più celebre delle città del “triangolo magico”, forse la migliore chiave di lettura per conoscere questo splendore dell’architettura europea è proprio seguire la magia, magari dopo aver ascoltato a occhi chiusi La Moldava, il poema sinfonico di Bedřich Smetana. La Moldava è il grande fiume che attraversa tutta la città e divide Praga in due zone collegate dal grande Ponte Carlo: su una sponda il borgo del Castello e Malá Strana, sull’altra la Città Vecchia, il Quartiere Ebraico e la Città Nuova. I misteri di Praga iniziano già dal ponte. La costruzione in stile gotico è in pietra e risale alla metà del XIV secolo e si deve, neanche a dirlo, a Carlo IV. L’architetto, Petr Parléř, è autore anche della Cattedrale di San Vito e del Castello di Praga e si racconta che per renderne più resistente la struttura, alla calcina vennero aggiunte delle uova. In effetti il ponte ha superato indenne tutte le avversità, compresa la terribile alluvione del 2002; solo in un’occasione ci furono problemi, quando San Giovanni Nepomuceno venne barbaramente assassinato e gettato dal ponte nella Moldava. Il giorno dopo crollarono alcune arcate e non si riusciva più a ricostruirle, fino a che al giovane architetto incaricato dei lavori non venne in mente di fare un patto col diavolo: in cambio dell’aiuto gli promise l’anima del primo che fosse passato sul ponte. L’idea era quella di far passare un gallo ma il diavolo convinse la moglie dell’architetto a correre dal marito e l’anima che si portò via fu proprio quella della ragazza. Sul ponte, nel XVII secolo, sono state collocate delle statue barocche fra cui quella di Nepomuceno, la più nota, perché si dice che toccandola porti fortuna. Il Ponte Carlo è anche il regno dei Vodnik, folletti delle acque dal corpo verde che, nonostante siano spiriti benigni, essendo molto permalosi ogni tanto creano guai. Al tramonto, però, la vista dal ponte è così superba che ogni remora o timore vengono fugati. La Piazza della Città Vecchia è il cuore del centro storico. Su un lato svettano le guglie gotiche della Chiesa del Týn, sull’altro l’Orologio astronomico del Municipio. Si narra che alla fine del ’400 venne incaricato il mastro orologiaio Hanuš di realizzare un orologio dai meccanismi perfetti. Hanuš creò un’opera così bella che per timore che potesse replicarla altrove venne accecato. L’artista però prima di morire riuscì a portarsi fino alla torre e azionando una leva nascosta bloccò i meccanismi: per molto tempo nessuno riuscì a farlo funzionare di nuovo. Uscendo dalla piazza si possono percorrere molte bellissime strade, la Pařížská, la Týnská, la Celetná che conduce alla Torre delle Polveri – una delle porte storiche della Città Vecchia dove si trova anche la Casa Municipale, il più prestigioso edificio art nouveau di Praga – o la Melantrichova per piazza Venceslao. Da brividi la leggenda che riguarda via Liliova, dove sembra che ogni notte, a mezzanotte, appaia un cavaliere templare senza testa. Condannato alla pena capitale per una terribile colpa, si dice che in punto di morte rinnegò la fede e che ora vaghi con il capo sottobraccio in cerca di chi lo liberi dalla maledizione: ci riuscirà solo chi sarà tanto coraggioso da strappargli la spada e trafiggergli il cuore. Alle spalle della piazza c’è lo straordinario quartiere Vinohrady. La maggior parte dei suoi coloratissimi edifici sono in stile neorinascimentale, art nouveau, pseudo barocco e neogotico e risalgono alla seconda metà del XIX secolo e al primo Novecento. Assolutamente da vedere via Mánesova, la chiesa di Santa Ludmilla e il Mercato storico di Vinohrady. Da Piazza Venceslao, percorrendo Spálená da Národní třída o la Vodičkova si arriva a Karlovo náměstí, Piazza di Carlo, la piazza piú grande di Praga. All’angolo sud-ovest c’è la settecentesca Casa di Faust, sì proprio quella del personaggio del poema di Goethe. Tornando verso Ponte Carlo per dirigersi sull’altra sponda, verso il Castello, non si può mancare di visitare il Quartiere Ebraico dove ancora aleggia lo spirito del Golem. Passato il ponte si entra nel dedalo di vie di Malá Strana, il Quartiere Piccolo. Maghi, cavalieri, dame, strane creature, geni, folletti, spiritelli: non c’è pietra o portone che non custodisca un segreto o celi un mistero e non è difficile rintracciare nelle linee architettoniche strani rapporti matematici, simboli esoterici e terne pitagoriche. Da Malá Strana si sale verso la zona Castello, il regno di Rodolfo II. Il Castello è in realtà un complesso di edifici che si trova nella parte alta della città, sulla collina, da dove la vista sulla Moldava è mozzafiato. Appena sotto le costruzioni del Palazzo Reale c’è il Vicolo d’Oro, la via degli Alchimisti. La stradina è caratterizzata da casupole e bassi edifici colorati dove si dice si trovassero i laboratori alchemici di Rodolfo. A Zlatá ulička, questo il nome in ceco, ha abitato per un breve periodo anche Franz Kafka, il più inquietante scrittore del Novecento. Oggi ha perso un po’ del suo smalto per via dei troppi negozi di souvenir e delle botteghe, ma il fascino del borgo è rimasto intatto. Il Castello vero e proprio è una serie interminabile di palazzi, chiese, torri, giardini e fortificazioni. Il primo impianto risale alla fine del IX secolo ma a causa di nuove costruzioni, modifiche e rimaneggiamenti vi sono rappresentati quasi tutti gli stili architettonici, dal gotico al rinascimentale. Da vedere il Convento e la Basilica di San Giorgio, il Palazzo Reale, le torri di guardia, il Belvedere e la Sala della Pallacorda. Fra tutti spicca però la Cattedrale di San Vito, ed è una visita assolutamente irrinunciabile perché è proprio qui che, dicono, si trovi il centro energetico d’Europa.