New York. Fronte del porto
“Non so come la vide quando la nave offrì New York vicino. Dei grattacieli il bosco e Pavana un ricordo lasciato fra i castagni dell’Appennino. L’inglese è un suono strano che lo feriva al cuore come un coltello”. È una strofa di “Amerigo”, di Francesco Guccini, e racconta col nome di Vespucci la vicenda dello zio, emigrante negli Stati Uniti nel dopoguerra. In realtà potrebbe essere la storia di uno qualsiasi degli irlandesi, italiani, polacchi o tedeschi giunti qui fra Ottocento e metà Novecento. È difficile per noi che arriviamo in aereo, persi nelle trafile burocratiche del visto d’entrata, immaginare cosa significava mettere piede a New York fino a pochi decenni fa. E New York era allora il primo impatto col Nuovo Mondo, a volte l’ultimo. Prima del porto c’era Ellis Island, l’isola a un passo dalla terra promessa eppure lontanissima: per molti solo una sosta prima del rimpatrio. Non si comprende New York, insomma, se non si parte dal mare. Anche lo skyline dei grattacieli ha senso solo se lo si mette in relazione con la vista di Manhattan dall’acqua. Giovanni da Verrazzano, che si inoltrò per primo nella baia alla foce dell’Hudson, deve aver pensato la stessa cosa, ma forse se la visitasse oggi si convicerebbe di essere atterrato su un altro pianeta (con buona pace di Tolomeo). Tuttavia scoprire New York in questo modo, come se si arrivasse in nave, può offrire un punto di vista particolare e molto emozionante sulla città. Di solito un giro in barca lo si fa, e qualcuno sceglie anche l’elicottero, ma è tutto diverso perché si parte da una logica sbagliata: si è già stati nei punti nevralgici della Grande Mela e vederla dalla barca è solo di contorno. Provare l’approccio contrario è davvero sorprendente. Si inizia da Ellis Island e dagli uffici dell’immigrazione ormai abbandonati. I percorsi interni, le pareti lastricate, i passi che rimbombano. Negli occhi c’è ancora la visione della Statua della Libertà, ma il presente è fatto di inquietudini, moduli da firmare e la paura di non farcela. È con questo spirito che si dovrebbe mettere il primo piede sulla terraferma. Alle spalle, il ponte da Verrazzano fra Staten Island e Brooklyn, di fronte le banchine: il porto di New York dà ancora oggi sensazioni strane. Le grandi navi ancorate, il grido dei gabbiani, l’urlo delle sirene dei rimorchiatori, il frastuono di mille lingue diverse, i docks, le merci, e lontano, sullo sfondo, fumi e grattacieli. Impressionante. Non a caso sono numerosi i film che l’hanno eletto a set: su tutti, “Fronte del porto” con Marlon Brando. E dalla zona del porto un altro ponte si slancia verso Manhattan: quello di Brooklyn. Fra l’Hudson e l’East River pulsa il cuore della Mela: quello verde di Central Park, quello di un altro verde di Wall Street, la musica di Broadway, SoHo, Chinatown, il MoMA, Greenwich e Harlem. È adesso che, finalmente, in questa stretta striscia di terra irta di guglie di vetro e acciaio, si può davvero aprire gli occhi sulle meraviglie di New York e cominciare a sognare.
New York Boat Show
Da 105 anni, il New York Boat Show è il salone delle barche più rappresentativo degli Stati Uniti, dove vengono esposte le ultime innovazioni in tema di barche, motori, accessori, attrezzatura elettronica e di pesca: dai maxiyacht e i cruiser fino alle canoe, ai kayak e alle barche da pesca. L’evento è organizzato dalla National Marine Manufacturers Association – NMMA, che raggruppa le più importanti aziende di settore. Il Salone si svolge dal 4 all’8 gennaio presso lo Jacob K. Javits Convention Center, in Eleventh Avenue, 655 West 34th Street, New York.
Lorenzo Tagliavanti. Un pugliese nel cuore pulsante di Roma
Tutti d’accordo, e non era affatto scontato: il nome sul quale, poco più di un anno fa, sono confluiti i consensi per l’elezione a Vice Presidente della Camera di Commercio di Roma, non ha sollevato né dubbi né perplessità. Dal Sindaco Alemanno al Presidente della Provincia Zingaretti, dalla Presidente Polverini al Sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro e agli assessori Di Paolo e Birindelli, è stato un coro di sì, e in tempi come questi, dove non si può davvero dire che le certezze siano all’ordine del giorno, una tale unanimità non può che alimentare le speranze di un comparto, quello del commercio, tanto delicato per una città complessa come Roma.
Ma chi è lui? Lui è Lorenzo Tagliavanti, barese di Bari, classe 1956, una laurea in Economia e Commercio alla Sapienza di Roma e numerosi incarichi direttivi ricoperti in quasi trent’anni di attività in diversi settori economici e produttivi. Un uomo che, a dispetto di alcune caratteristiche normalmente associate al segno zodiacale a cui appartiene – è nato il 4 luglio – è animato da una volontà e da una determinazione di ferro. Singolare? Mica tanto: anche un certo signor Giuseppe Garibaldi era nato lo stesso giorno. Al piglio, tuttavia, Lorenzo Tagliavanti unisce una grande sensibilità e una creatività fuori del comune, doti che gli consentono di sviluppare con naturalezza la tendenza ad ascoltare con attenzione le ragioni dell’altro prima di prendere una decisione. Una “forza tranquilla” la sua, l’avrebbe definita Jacques Séguéla. Molti vedono nell’elezione di Lorenzo Tagliavanti, insieme con la presidenza di Giancarlo Cremonesi, un chiaro segnale nel considerare strategico il settore delle piccole e medie imprese come motore dello sviluppo di Roma e del suo territorio. E il recente impegno del neo-premier Monti nel rilanciare Roma Capitale sembra confermarlo. Del resto la visione che Tagliaventi ha delle cose è molto precisa. “Roma è cambiata,” – sostiene, – “non è la più città dei “palazzi” e della pubblica amministrazione, ma una città più moderna e proiettata verso il futuro”. Una città dove le piccole e medie imprese legate al commercio, alla produzione di qualità, ai servizi e al turismo possono costituire il plinto per realizzare un’economia sana e traghettare così un intero territorio fuori dalla crisi. Occorre però che le istituzioni comprendano il ruolo chiave di queste imprese e si adoperino per concepire un piano strutturato di interventi. Questa è la sfida di Lorenzo Tagliavanti: innovare dall’interno, essere propositivi, sviluppare il dialogo. Le ultime iniziative messe in atto vanno proprio in questa direzione. Come la recente manifestazione “Le voci della crisi”, dove gli imprenditori hanno incontrato i cittadini per cercare di sensibilizzare tutti sulle ripercussioni che la crisi ha avuto su di loro e sui rischi a cui si potrebbe andare incontro se non si agisce in fretta. Racconti, dialogo, proposte, quindi, non semplici rivendicazioni. Anche creatività, con l’iniziativa di consegnare simbolicamente le chiavi delle sedi delle imprese. Provocatorio, certo, ma come dice Tagliavanti: “C’è anche un significato positivo: se si fa coesione e se si punta su di noi, avremo la chiave di volta per una nuova fase economica e di sviluppo”.
Parigi e la moda. Itinerari di stile
“Parigi val bene una messa”, disse una volta un re, tuttavia forse più correttamente bisognerebbe dire che “Parigi val bene una mise”. Il rapporto fra la capitale francese e la moda è, infatti, molto più profondo e viscerale di quel che si immagini e il giochino di parole costruito sull’esclamazione di Enrico IV rimarrebbe tale se non si ricordasse che il primo dei Borbone era anche duca di Vendôme. E place Vendôme è, guarda caso, il punto di partenza irrinunciabile per un viaggio alla scoperta della Parigi dello stile e della creatività. Si stenta a crederlo, ma place Vendôme, oggi cuore pulsante della moda francese, ha un’origine militare. La sua prima sistemazione risale al 1700; allora venne chiamata place des Conquêtes e fu ideata per celebrare le vittorie di Luigi XIV. Al centro venne sistemata una statua equestre del re, distrutta durante la Rivoluzione Francese, proprio dove adesso svetta la Colonna di Austerlitz. Di nuovo guerre, battaglie e odore di polvere da sparo, quindi, ma qui, molto prima, c’era la residenza privata – praticamente una garçonnière – di César, duca di Vendôme, figlio illegittimo di Enrico IV e della sua amante Gabrielle d’Estrées. Ma guarda, di nuovo lui. E deve esser vero che la materia ha una sua memoria, perché a dispetto di generali e forze armate, place Vendôme è tornata alle sue radici di luogo votato al piacere, al fascino, al bello e all’eleganza. Al 12 era la residenza di Frédéric Chopin; al 26 dimorava la Contessa di Castiglione, protagonista delle trame torbide di Cavour ai danni di Napoleone III; al 15 si trova tuttora l’Hotel Ritz, un’icona della mondanità e del lusso, dove hanno soggiornato personalità del calibro di Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Marcel Proust, Rodolfo Valentino, Charlie Chaplin, la Principessa Diana e Greta Garbo. Coco Chanel vi abitò stabilmente per più di trent’anni e per la boccetta di cristallo dello Chanel N° 5 si ispirò proprio alla forma di questa piazza. Oggi place Vendôme si trova al crocevia delle più famose strade della moda. In rue de la Paix si affacciano le vetrine di Cartier, Boucheron, e Montblanc; Breguet e Charvet sono a place Vendôme; in rue de Grenelle si trovano Hermès e Christian Louboutin; in rue Cambon, al 31, c’è la sede storica di Chanel, oggi regno di Karl Lagerfel; Dior è in avenue Montaigne, Pierre Cardin in rue du Faubourg St. Honoré e place du Marché St. Honoré ospita il negozio di Marc Jacobs, l’enfant prodige di Louis Vuitton. Costeggiando i Giardini delle Tuileries, per rue de Rivoli, si arriva nel Marais. Certo, bisogna resistere alle sirene del Louvre e del Beauborg, ma questa è la zona più viva e frizzante di Parigi. Place des Vosges è bella da togliere il fiato, e tutt’intorno è un fiorire di piccoli locali, caffè alla moda e boutique. C’è posto anche per il noir. Uno dei palazzi che si affaccia sulla piazza ha fatto da scenario al delitto ne “L’ombra cinese” di Georges Simenon, mentre place dell’Hotel de la Ville era anche il luogo dove avvenivano le esecuzioni pubbliche e dove ha debuttato la ghigliottina. Qui venne ad esempio giustiziato l’assassino di Enrico IV: no, non è possibile, ancora lui! Nei pressi c’è però anche spazio per l’arte: il Musée Picasso ha la collezione più importante delle opere dell’artista spagnolo. Altro luogo da tenere in considerazione è la zona dei canali, soprattutto l’area intorno al canal Saint-Martin. L’itinerario si snoda da place de la Bastille, nel Marais, fino a place de la République, a ridosso del canale. In queste strade c’è la più alta concentrazione di locali di tutta la città. Un tempo zona malfamata e invasa dal fumo del gris, nonché dalle canzoni di Édith Piaf, oggi negli hangar abbandonati si aprono gli atelier degli stilisti e dei giovani creativi. Una curiosità: la sequenza d’apertura del programma “Fuori Orario” di Ghezzi è tratta dal film “L’Atalante” di Jean Vigo, ed è stata girata proprio qui, a canal Saint-Martin.
Il Salon International del la Lingerie. The Famous World of Intimates
Per tre giorni, dal 21 al 23 gennaio 2012, Parigi si ammanterà di suggestioni leggere e seducenti. Nell’ambito degli eventi legati al fashion (Who’s Next, Prêt-à-Porter e altri), si terrà al Paris-Expo, Porte de Versailles, la 49esima edizione del Salon International de la Lingerie. È l’esposizione di settore più importante al mondo, ospitata qui per la terza edizione consecutiva, e quest’anno occuperà il prestigioso padiglione 1. Nel 2010 ha visto la partecipazione di numerose aziende provenienti da ben 102 Paesi e ha riscosso un notevole successo di pubblico. Paris Expo, Porte de Versailles, Padiglione 1, 1 place de la Porte de Versailles, Paris – France